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Cefalea Cervicogenica e Catena Miofasciali Posteriore

Cefalea Cervicogenica e Catena Miofasciali Posteriore

A cura di: Matteo Galvani matteo Galvani

Laurea in Fisioterapia, Laurea Mag. in Scienze Motorie, Osteopata D.O.m.ROI, docente scuola di osteopatica Osteopatic Spine Center Education, Spine Center- Bologna

 

 

 

 

 


 Introduzione

La cefalea cervicogenica (CCG) venne descritta per la prima volta come tipologia distinta di mal di testa evocato dal movimento del rachide cervicale da Ottar Sjaastad, neurologo norvegese, all'inizio degli anni ’80. Nel 1998 venne formalmente identificata come entità separata, figurando in seguito nella seconda edizione della classificazione delle cefalee della International Headache Society nel 2004.
Per CCG si intende un mal di testa monolaterale non pulsante causato da una fonte nocicettiva a livello del rachide cervicale. Il dolore inizia tipicamente nel collo e si diffonde alle regioni occipitale, frontale e orbitale, accompagnato da dolore alla spalla omolaterale. Di solito inizia o si aggrava dopo i movimenti cervicali ed è spesso accompagnato da una ridotta gamma di movimento (ROM) del rachide cervicale.

Gli ultimi vent’anni hanno fatto registrare un interesse crescente per lo studio del tessuto fasciale (o ‘fascia’), delle sue caratteristiche anatomo-fisiologiche, del suo ruolo nell’ambito del funzionamento e dis-funzionamento, ai livello -micro e -macro, della complessa “macchina uomo” e sono stati proposti modelli di concatenamento fasciale (o, più correttamente, neuro-mio-fasciale) e di trattamento degli stessi 
Tuttavia  non esiste tuttora un consenso sul continuum mio-fasciale di cranio, collo e occhi e sulla loro interrelazione funzionale. Comprendere tali connessioni potrebbe rivelarsi utile nella diagnosi e trattamento di condizioni dolorose spesso associate quali cervicalgia, dolori temporo-mandibolari, disfunzioni oculomotorie e cefalea attraverso approcci rivolti alla fascia.
L’interessante e complessa connessione anatomo-funzionale riportata nell’articolo sembrerebbe giustificare l’utilizzo di trattamenti manuali rivolti al tratto cervicale della catena mio-fasciale posteriore per migliorare la sintomatologia algica e la funzionalità in soggetti con cefalea cervicogenica, affaticamento visivo da uso intensivo del pc e, potenzialmente, nevralgia trigeminale. 
Nonostante ciò, la mancanza di sufficiente letteratura di buona qualità metodologica impone, come sempre, un minimo di cautela.

 

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