LA MODERNA CHIRURGIA VERTEBRALE
Intervistiamo il Dott Luca Antonelli, Medico Chirurgo, Specialista in Chirurgia Ortopedica Vertebrale, Responsabile dell’Unità Funzionale di Chirurgia Ortopedica Vertebrale presso L’Ospedale Villa Maria di Padova.
L’equipe del dott. Luca Antonelli richiama pazienti da tutta Italia ed esegue oltre 300 interventi di Chirurgia Vertebrale all’anno.
Dottor Antonelli, perché un paziente decide di operarsi alla schiena?
Generalmente per la grave disabilità dalla quale è afflitto. Disabilità che consiste principalmente nel sintomo del dolore lombare o, spesso, anche radicolare irradiato ad una gamba o entrambe le gambe, di solito dolore intrattabile, avvertito per anni. In molti casi, inoltre, chi soffre di dolori alla schiena ha difficoltà a camminare, in quanto la ristrettezza del canale spinale impedisce una normale funzione dei nervi periferici (c.d. claudicatio neurogena), a volte fino anche alla sedia a rotelle.
Così, dopo terapie prolungate, dalla fisioterapia alla cura farmacologica, e dopo l’insuccesso delle infiltrazioni antidolorifiche, ci si rivolge alla chirurgia che spesso è quella risolutiva.
Dottor Antonelli, come è organizzato il suo lavoro e quello della sua Equipe?
Il lavoro del mio team è incentrato in primo luogo ad effettuare una corretta diagnosi del mal di schiena del paziente. Solo partendo da una corretta diagnosi si può, poi, procedere ad effettuare la terapia che può essere semplicemente il riposo ed i farmaci, può comprendere una corretta fisioterapia ed esercizio terapeutico, può coinvolgere l’osteopata, può beneficiare delle varie terapie infiltrative (ozono, anestetici locali, cortisonici, ecc), fino ad arrivare ai casi più complessi in cui, a nostro avviso, è del tutto inutile per il paziente procedere con terapie diverse dalla chirurgia.
Sempre più spesso, infatti, ci capita di vedere pazienti che, pur avendo dall’inizio dei quadri patologici molto seri ed una storia clinica di mal di schiena da decenni, continuano ad errare da uno specialista ad un altro, da un fisioterapista ad un osteopata, nella falsa speranza di risolvere incruentemente il loro problema di mal di schiena.
Tutto ciò, a nostro avviso, è giusto e corretto che ad ogni paziente con il mal di schiena deve corrispondere un’esatta diagnosi ed un percorso terapeutico personalizzato.
Per questo motivo ho accettato volentieri l’invito del dott. Colonna ad entrare a fare parte del gruppo Spine Center di Bologna con cui condivo il modello “circolare integrato” ideato con lo scopo di riunire all’interno del gruppo tutte le figure professionali in grado, in base al momento, di rispondere al meglio ai bisogni del paziente con le problematiche vertebrali. Queste figure sono: l’Ortopedico, il Fisiatra, il Neurochirurgo, l’Algologo, il Fisioterapista, l’Osteopata, il Nutrizionista, lo Psicologo che in stretta collaborazione fra loro, provvederanno ad impostare la più corretta diagnosi e terapia per ogni singolo paziente.
Quali sono gli interventi più praticati?
Ne sono diversi, ma con l’allungamento della vita media la popolazione italiana sta diventando sempre più anziana e sempre più frequentemente la degenerazione della colonna vertebrale risulta essere motivo di intervento chirurgico. Quello per la stenosi vertebrale, per esempio, che consiste nel rimuovere tutte le parti ossee legamentose che comprimono e schiacciano il sacco durale con relativo midollo contenuto.
Grazie all’intervento chirurgico, le vertebre vengono poi stabilizzate con viti particolari in titanio, che vengono inserite all’interno dei peduncoli vertebrali e poi congiunte l’una all’altra da barrette in titanio sagomate dal chirurgo sulla base della conformazione della schiena del paziente, ridando così un’ottima stabilità e funzionalità al segmento vertebrale su cui si è intervenuti.
Quali altre patologie vengono da lei trattate?
Tutte le patologie vertebrali dove c'è l'indicazione chirurgica. Dalla stenosi vertebrale
all'ernia discale fino alle instabilità vertebrali. Nel caso di quest’ultima patologia, le vertebre perdono la congruità e tendono a fare dei movimenti eccessivi di scivolamento, creando mal di schiena, radicolopatie (sciatica, cruralgia, cervicobrachialgia, ecc) e spesso anche disturbi neurologici periferici. Ci sono poi i casi, molto frequenti, di degenerazione dei dischi vertebrali, sia per questioni legate all’invecchiamento del paziente, come sopra accennato, sia per l’usura causata da lavori pesanti, che comportano forti dolori (c.d. dolore discogenico).
Come si interviene in questi casi?
Sicuramente si tratta di interventi di alta complessità chirurgica, che richiedono un livello organizzativo molto elevato sia in reparto, sia in sala operatoria dove le attrezzature e le strumentazioni devono essere di alta qualità. Per la chirurgia dei dischi vertebrali degenerati, in particolare, ci avvaliamo di tecniche chirurgiche avanzate. Si tratta di interventi addominali mininvasivi di ultima generazione quali: l’intervento XLIF (Extreme Lateral Interbody Fusion-foto 1), ALIF (Anterior Interbody Fusion-foto 2) o TLIF (Transforaminal Interbody Fusion-foto3), interventi che permettono, attraverso delle piccolissime incisioni nell'addome e l’uso di avanzate tecniche mini invasive, di rimuovere interamente il disco degenerato e sostituirlo con particolari protesi in titanio o peek, evitando spesso incisioni nella zona posteriore. Questo tipo di approccio dà gli stessi risultati delle tecniche tradizionali (a volte anche migliori), ma con meno dolore per il paziente e più precoce ripresa funzionale.
Quando il paziente esce dalla sala operatoria, qual è il percorso successivo?
La fase post-operatoria è molto delicata in quanto l’obiettivo principale è quello di non far sentire al paziente il normale dolore post-intervento. Nei luoghi dove opero (Casa di Cura Villa Maria – Padova e Villa Laura – Bologna) abbiamo adottato un protocollo per il trattamento del dolore che inizia già nei giorni precedenti all'intervento, con una serie di azioni e l’assunzione di farmaci fino al momento di entrata nella sala operatoria (c.d.pre-emptive analgesia). Il nostro cervello è un organo plastico, che si ricorda del dolore anche dopo l'operazione. Per questo è fondamentale impedirne o limitarne quei messaggi che ne tengono traccia. In questo modo la degenza post-operatoria è anche molto veloce. Il paziente si alza dal letto già il giorno seguente. Poi, con l’aiuto del fisioterapista, comincia a deambulare autonomamente e dopo pochi giorni fa ritorno a casa.
Quando comincia la fase della riabilitazione?
Dipende dal tipo di patologia ed intervento. Parlando di grossa chirurgia vertebrale, i tempi sono più lunghi del solito. Le moderne tecniche chirurgiche ed algologiche assicurano comunque un'autonomia al paziente già nei giorni successivi all'operazione. Generalmente la riabilitazione, tuttavia, non inizia prima dei tre mesi. In questo periodo il paziente osserverà il riposo, avrà il busto che lo aiuterà ad avvetire meno dolore e potrà avere una piena autonomia nei movimenti di routine quotidiana. Trascorso questo periodo, comincerà il protocollo riabilitativo improntato sul rafforzamento dei muscoli addominali profondi, in esercizi di stretching e mobilità della colonna vertebrale.