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Sovrappeso e infiammazione: un circolo vizioso che danneggia le articolazioni

Sovrappeso e infiammazione: un circolo vizioso che danneggia le articolazioni

L’artrosi non è solo una conseguenza dell’età o dell’usura delle articolazioni. Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha messo in luce un collegamento sempre più evidente tra sovrappeso, infiammazione cronica e danno cartilagineo. Comprendere questo legame è fondamentale per prevenire e affrontare i disturbi articolari in modo più efficace.

In questo articolo scopriremo perché l’eccesso di peso non rappresenta solo un sovraccarico meccanico per le articolazioni, ma anche un fattore biologico attivo che contribuisce alla degenerazione cartilaginea attraverso l’infiammazione sistemica.

Cos'è l'infiammazione cronica di basso grado

L'infiammazione è una risposta naturale del corpo a un danno o a un'infezione. Tuttavia, quando diventa cronica e persistente, può trasformarsi in un problema. Le persone in sovrappeso o obese tendono a sviluppare una condizione infiammatoria costante e silenziosa, detta infiammazione cronica di basso grado.

Questa forma di infiammazione può passare inosservata perché non provoca sintomi acuti, ma contribuisce nel tempo a danneggiare vari tessuti del corpo, inclusi le articolazioni e la cartilagine.

Il tessuto adiposo: un organo attivo

Il grasso corporeo non è solo una riserva energetica, ma un vero e proprio organo endocrino in grado di produrre ormoni e molecole infiammatorie, chiamate adipochine (come leptina, resistina, TNF-α, interleuchine).

Queste sostanze:

  • stimolano la produzione di enzimi che distruggono la cartilagine;
  • attivano cellule del sistema immunitario che aumentano il processo infiammatorio locale e sistemico;
  • alterano il metabolismo delle cellule cartilaginee, rendendole più vulnerabili al danno.

Le adipochine più coinvolte:

  • leptina: aumenta con il grasso corporeo ed è associata a maggiore degradazione della cartilagine;
  • TNF-α e IL-6: potenti mediatori dell’infiammazione che compromettono la rigenerazione articolare;
  • resistina: legata alla progressione dell’artrosi, specie nelle articolazioni portanti come le ginocchia.

L'infiammazione danneggia la cartilagine

La cartilagine è un tessuto elastico e privo di vasi sanguigni che ha una capacità limitata di rigenerarsi. Quando esposta a uno stato infiammatorio cronico:

  • perde elasticità e resistenza;
  • si assottiglia più rapidamente;
  • viene aggredita da enzimi che degradano la matrice cartilaginea.

Nel tempo, questo porta all’artrosi, con comparsa di dolore, rigidità articolare e limitazione del movimento.

Sovrappeso: doppio impatto su articolazioni e infiammazione

Il sovrappeso ha un duplice effetto negativo sulle articolazioni: meccanico (leggi Come il sovrappeso può compromettere la degenerazione cartilaginea (artrosi)) e biologico.

  1. meccanico: aumenta il carico su ginocchia, anche, colonna vertebrale e piedi, accelerando l’usura.
  2. biologico: promuove uno stato infiammatorio che aggrava il danno articolare dall’interno.

Anche le articolazioni non portanti, come le mani, possono essere colpite, proprio a causa dell’effetto sistemico dell’infiammazione.

Come spezzare il circolo vizioso infiammazione–sovrappeso–artrosi

Intervenire sull’infiammazione cronica può rallentare la progressione dell’artrosi e migliorare la qualità della vita. Ecco alcune strategie:

1. Perdita di peso graduale e controllata

Ridurre anche solo il 5–10% del peso corporeo diminuisce in modo significativo l’infiammazione sistemica e il dolore articolare.

  • dieta antinfiammatoria, ricca di frutta, verdura, omega-3, legumi e cereali integrali;
  • limitazione di zuccheri raffinati, grassi saturi e cibi industriali;
  • supporto di un nutrizionista o dietologo esperto.

2. Attività fisica regolare con guida professionale

L’esercizio moderato ha un effetto antinfiammatorio naturale, migliora il metabolismo e rafforza i muscoli che proteggono le articolazioni.

  • camminata veloce, bici e nuoto (quando l’infiammazione è tale da non permettere l’esercizio con il carico corporeo ed è preferibile lavorare in riduzione di gravità);
  • esercizi mirati con fisioterapista o personal trainer esperto in patologie articolari;
  • yoga, pilates o ginnastica dolce per la mobilità.

3. Supporto psicologico e motivazionale

Chi vive con sovrappeso spesso affronta blocchi emotivi, ansia o frustrazione. Un supporto psicologico può aiutare a:

  • superare la sedentarietà;
  • migliorare la motivazione al cambiamento;
  • gestire meglio il dolore e l’immagine corporea.

4. Terapie integrative e mediche

  • agopuntura: utile per ridurre il dolore, l’infiammazione e ristabilire l’equilibrio energetico;
  • fitoterapia: alcune piante hanno effetti antinfiammatori (curcuma, boswellia, zenzero);
  • PRP (Plasma Ricco di Piastrine): stimola la rigenerazione della cartilagine e riduce l’infiammazione locale;
  • cellule staminali mesenchimali: promettenti per rigenerare i tessuti danneggiati.

Il ruolo del medico e del team multidisciplinare

Affrontare il sovrappeso e l’infiammazione richiede un approccio integrato. Ogni figura professionale coinvolta porta un contributo specifico e prezioso nel percorso di cura. Le figure chiave possono includere:

  • medico fisiatra: specialista nella riabilitazione motoria e nel trattamento delle patologie muscolo-scheletriche. Coordina i programmi di recupero funzionale;
  • medico reumatologo: si occupa delle malattie reumatiche e infiammatorie articolari, come l’artrosi. Fornisce diagnosi accurate e terapie farmacologiche mirate;
  • medico dello sport: valuta l’idoneità all’attività fisica e segue pazienti con patologie croniche nel reinserimento motorio graduale e sicuro;
  • nutrizionista: elabora piani alimentari personalizzati per la perdita di peso e la riduzione dello stato infiammatorio;
  • fisioterapista: guida l’attività fisica mirata al recupero della mobilità articolare, al rinforzo muscolare e alla riduzione del dolore;
  • psicologo: offre supporto emotivo e motivazionale, aiutando il paziente ad affrontare i blocchi psicologici legati al dolore, al peso e al cambiamento dello stile di vita;
  • medico agopuntore: figura di supporto complementare per la gestione del dolore cronico e dell’infiammazione, utile soprattutto nei pazienti che desiderano un approccio integrato non farmacologico;
  • esperti in medicina rigenerativa: utilizzano trattamenti innovativi come PRP e cellule staminali per stimolare la rigenerazione articolare;
  • angiologo specializzato in flebologia: monitora e tratta eventuali problemi di circolazione venosa associati al sovrappeso e all’infiammazione, in particolare in pazienti con edema o insufficienza venosa che può aggravare il dolore e il gonfiore articolare;
  • osteopata: favorisce l’equilibrio posturale e la mobilità articolare attraverso un approccio manuale complementare;
  • podologo: valuta l’appoggio plantare e realizza plantari personalizzati per ridurre lo stress articolare e migliorare la postura, soprattutto in presenza di deformità o dolore ai piedi;
  • chinesiologo / laureato in Scienze Motorie: collabora alla creazione di programmi di esercizio fisico adattato e progressivo, migliorando forza, equilibrio e resistenza;
  • farmacista: fornisce consulenza su farmaci e integratori ad azione antinfiammatoria o protettiva articolare, supportando il paziente nella gestione delle terapie prescritte;
  • chirurgo ortopedico: interviene nei casi avanzati di artrosi in cui i trattamenti conservativi non sono più efficaci. Può proporre interventi mininvasivi o protesici per ripristinare la funzionalità articolare.

Un programma personalizzato può fare la differenza nel prevenire il peggioramento dell’artrosi e migliorare la qualità della vita del paziente.

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